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Fiamma Vigo con i suoi artisti, a Palazzo Strozzi

Firenze, il Numero e la Fiamma

di Paolo Pianigiani

Sarà una esperienza breve, la rivista chiuderà nel 1953; ma lascerà una traccia indelebile nella cultura del tempo, come veicolo interdisciplinare delle varie espressioni d’arte d’avanguardia.

“Numero” era il nome di una galleria d’arte, attivissima a Firenze dal 1951 al 1970, animata e diretta da Fiamma Vigo, artista e gallerista allo stesso tempo. “Numero” era anche il nome di una rivista.

L’Archivio di Stato di Firenze, dopo l’acquisizione dell’archivio di Fiamma Vigo, ha organizzato una bellissima mostra sull’attività della galleria Numero, che presenta fino al 20 dicembre 2003 una serie di opere (circa 300) di artisti, oltre che moltissimi documenti originali, come lettere, depliants, riviste, filmati ecc…

La manifestazione è stata possibile grazie al confluire dell’impegno di vari Enti e all’entusiasmo di alcune persone, come la direttrice dell’Archivio di Stato Rosaria Manno Tolu, che nella presentazione in catalogo ci racconta come tutto il lavoro fatto, è un tentativo di colmare una lacuna di informazione (l’alluvione del 66 distrusse quasi totalmente l’archivio di Fiamma Vigo e della rivista Numero) e una speranza di sanare, almeno in parte, il “debito culturale” (le parole sono di Antonio Bueno) che abbiamo con questa donna straordinaria, che per anni ha proiettato l’arte e gli artisti italiani oltre i confini ristretti nazionali, verso il dibattito internazionale, e ha nello stesso tempo portato a Firenze i grandi fermenti e le correnti artistiche del mondo.

La mostra è stata allestita dall’architetto Alessandro Poli, che ha saputo ricreare fra le sale espositive dell’Archivio di Stato, l’ambitus più vicino possibile a quello originale: sembra di essere tornati indietro nel tempo, in una delle sale continue di una delle sedi di Numero, in una delle tante collettive di artisti organizzate dalla Fiamma. E l’aria che si respira è quella di allora, con il dialogo delle opere e delle idee che hanno intessuto quegli anni, i sogni, gli entusiasmi, le delusioni e le speranze.

Numero è stata per Firenze una palestra di idee, dove si sono alternati personaggi straordinari, artisti, architetti, musicisti, poeti. E la Fiamma, questa piccola donna gentile dai grandi occhi verdi, a fare da coagulo, da continuo motore agli avvenimenti e agli incontri. Veniva dai pennelli, era stata allieva di Mario Tozzi, già negli anni trenta aveva esposto a Parigi, a contatto con le avanguardie di allora.

Era anche una teorica, aveva studiato il concetto di numero e approfondito lo studio della composizione armonica. Un suo articolo comparve sulla rivista Base, diretta da Piero Gambassi, nel 1949, e trattava dell’armonia come scienza degli accordi.

Diventa per caso o per curiosità gallerista, si presenta sul mercato con l’ingenuità dei buoni: non si cura dei soldi, si scontra a volte con la dura realtà dei tribunali e degli ufficiali giudiziari, sempre crudeli e ignoranti delle cose d’arte.

Lara-Vinca Masini ci racconta nel suo intervento in catalogo, come una volta, chiamata dal Tribunale a periziare le opere presenti nel magazzino della Galleria Numero, cercò di salvare dalla vendita all’asta le opere importanti, minimizzandone il valore commerciale. In un mondo dove i soldi sono tutto o quasi, operare con queste scarse capacità deve essere stato terribile: e meraviglioso, allo stesso tempo.

Difficoltà a parte, come organizzatrice di eventi Fiamma Vigo era formidabile, come dimostra l’attività delle sue gallerie: partita dalla sede fiorentina di via degli Artisti con una personale di Capogrossi nel 1951, amplierà il suo operare con le altre sedi di Numero, che furono cinque: Firenze, Prato, Milano, Roma e Venezia. I criteri nella scelta degli artisti erano semplici e determinati: arte non figurativa e originalità della ricerca. E, immagino, acume e sensibilità personali.

Spesso esponevano artisti non ancora conosciuti e per alcuni le sale di Numero sono state il trampolino di lancio verso la notorietà. Grazie agli scambi con gallerie internazionali, e collaborazioni con enti pubblici e privati, a volte l’attività espositiva varcava i confini nazionali, arrivando per esempio fino a New York, o a Copenaghen.

Insieme alle gallerie, come strumento di approfondimento e dialogo, nasce nel settembre del ’49 la rivista Numero, che accoglie contributi di primissimo piano, come l’intervista a Max Brod su Kafka di Wiznitzer, pubblicata nel novembre 1950, o l’attenzione rivolta al poeta appena ventenne Edoardo Sanguineti, alle sue prime dirompenti prove letterarie.

Sarà una esperienza breve, la rivista chiuderà nel 1953; ma lascerà una traccia indelebile nella cultura del tempo, come veicolo interdisciplinare delle varie espressioni d’arte d’avanguardia.

Fra gli oltre 2000 artisti di cui si è occupata Fiamma Vigo, c’è stato anche Luigi Boni, artista empolese e mio carissimo amico. Dal catalogo della mostra, è possibile avere notizie sicure sulla intensa attività espositiva di Boni, in quegli anni.

 

La collaborazione con Fiamma Vigo, iniziata nel 1960, terminò nel 1965, anno che vide la mostra personale del pittore empolese alla Galleria Proposte di Firenze. Sono notizie importanti per la storia artistica di Luigi Boni, delle quali si era persa ogni traccia.

Fra le mostre organizzate da Fiamma Vigo, alle quali prese parte Luigi Boni, c’è da segnalare una personale alla Galleria Numero di Roma, in piazza di Spagna nel settembre del 1962, una importante manifestazione alla Armory Gallery di New York, “Collections Numero”, nel dicembre del 1963, e una ventina di partecipazioni a mostre collettive di livello nazionale e internazionale.


 

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