CODICI MINIATI
DEL RINASCIMENTO DEL MUSEO DELLA COLLEGIATA
DI S. ANDREA DI EMPOLI
di Antonio Sedoni
da Miniatura, n. 2, anno 1989
Alinari, Firenze
N.B. Le immagini a colori provengono dall’Archivio
dell’Ufficio Cultura della Parrocchia di S. Andrea a Empoli. (paolo pianigiani)
I codici del Museo della Collegiata di Sant’Andrea di Empoli si trovano in deposito presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze, dove nel 1980 fu eseguito il restauro cartaceo, in attesa di una restituzione al Museo stesso e alla sede storica di appartenenza.
Il corpus librario è composto di dieci codici miniati, che costituiscono un gruppo eterogeneo, sia per provenienza che per epoca, presentando uno squarcio molto interessante sulla miniatura toscana a partire dalla seconda metà del XIII secolo fino alla prima metà del XVI.
La loro storia è collegata con la formazione del museo annesso alla Collegiata di Sant’Andrea, avvenuta nel 1859, allorché il Ministro degli Affari Ecclesiastici del Governo Provvisorio della Toscana, l’empolese Vincenzo Salvagnoli, accoglieva una richiesta dell’Opera di Sant’Andrea elargendo un sussidio di £ 5.040, finalizzate al restauro delle opere d’arte della Collegiata, che furono il primo fondamento della Pinacoteca.
Il Giglioli, nella guida di Empoli artistica, Firenze 1906, riporta alcuni documenti tratti dall’archivio dell’Opera di Sant’Andrea, un “inventario dell’Opera” dal 1488 al 1502, in cui i codici sono in parte descritti, testimoniandone così l’antica acquisizione e provenienza.
I libri liturgici facevano già parte della raccolta all’epoca del primo inventario a carattere scientifico di Guido Carocci (1894), Regio Ispettore dei Monumenti e storico dell’arte che ne compilò le schede descrittive e una prima analisi stilistica delle miniature.
Questo corpus di manoscritti, presenta un nucleo piuttosto consistente di codici miniati rinascimentali, segnati O, P, E, Z, V, provenienti con sicurezza dalla Pieve di Sant’Andrea, ed è di questo nucleo che ci occuperemo, rimandando ad altra occasione uno studio dettagliato e adeguato alla loro importanza storico-artistica dei restanti manoscritti.
I codici miniati rinascimentali empolesi, appartengono alla produzione artistica fiorentina che fu ricchissima e abbondante, avendo coinvolto un numero assai elevato di botteghe. Abbiamo già detto che provengono tutti dalla Pieve di Sant’Andrea e si collocano tra il 1444 e il 1552, evidenziando in vario modo una comune tendenza ad una espressività spontanea e vivace.
Gli antifonari O e P, i più antichi, sono stati realizzati ad un anno di distanza l’uno dall’altro per la medesima committenza, come risulta dalle sottoscrizioni, dalla progressione codicologica e dalla evidenza stilistica.
I due corali infatti sono legati liturgicamente: quello segnato O è un antifonario notturno del tempo dalla Pasqua all’Avvento escluso, santorale e sequenziario del periodo dalla Pasqua alla Pentecoste, l’altro, segnato P, è un antifonario notturno del tempo e dei Santi dalla Pentecoste all’Avvento escluso.
Sembra evidente che i codici dovevano far parte di un ciclo più vasto composto dalla rimanente liturgia, suddivisa probabilmente in due volumi, che potevano contenere ciascuno una parte del tempo dall’Avvento alla Pasqua esclusa, con il relativo santorale e sequenziario.
Di ciò ci dà testimonianza un’importante iscrizione a c Ir del codice O, la quale ci informa che il corale era la terza parte di un antifonario notturno donato da ser Moriale di Giovanni di Empoli alla chiesa di Sant’Andrea nel 1444.
Un’altrettanto importante iscrizione la presenta il codice P, a c 250v che oltre alla data 1445, reca il nome completo del committente nel sacerdote ser Moriale di Giovanni Lupi.
Nelle schede manoscritte del 1894, Guido Carocci e Gennaro Bucchi in Guida di Empoli illustrata, Firenze 1916, presentano i due antifonari, attribuendoli alla scuola di Gherardo di Giovanni; invece entrambi i codici sono opera di uno stesso atelier miniatorio, identificato dalla Ciardi Duprè (1) con quello del fiorentino Bartolomeo di Antonio Varnucci, distinguendo ancor meglio la sua fisionomia artistica che era stata riconosciuta dalla Levi D’Ancona (2).
Recentemente la pubblicazione dei codici miniati provenienti dall’Archicenobio di Monteoliveto Maggiore presso Asciano ha confermato questa proposta.
Giuliana Tonini ha attribuito a Bartolomeo di Antonio Varnucci le miniature dei codici segnati O, P, S, T, del Museo della Cattedrale di Chiusi, provenienti dall’Archicenobio di Monteoliveto Maggiore e il Salterio oggi diviso in tre volumi U, V, X, eseguito presumibilmente insieme a Sano di Pietro negli anni 1459-63 (3).
Un puntuale riferimento lo troviamo confrontando la c 194v del nostro antifonario P, con la stessa scena miniata nel codice S a c 69r, dove tutto è trattato in maniera identica, la camera, il letto a cassettone, la coperta rossa, l’ancella che porta la solita ciotola di cibo e una fiasca.
Non è su due antifonari, già parzialmente noti, che qui desidero trattenermi e per i quali mi limiterò alla scheda di descrizione, che infatti manca per ambedue quanto sugli altri codici rinascimentali.
Sicuramente proveniente dalla Collegiata di Empoli, è anche il codice “E“, dedicato espressamente alla Festa di Sant’Andrea; infatti delle cinque iniziali miniate figurate e istoriate, ben quattro rappresentano il Santo Patrono e una il Corpus Domini.
La prima, e per ora unica attribuzione risale al Carocci (1894), che riferisce tutte le iniziali miniate figurate ed istoriate alla scuola fiorentina del ‘400 e ‘500, vicino ad Attavante degli Attavanti.
La carta iniziale c 1r, per la struttura nastriforme delle cornici marginali a candelabra, la tipologia dei fregi che si dispongono simmetricamente e di quando in quando intervallati da tondi figurati ed elementi grotteschi, spinge la datazione del nostro corale verso la fine del secolo XV, quando l’elemento vegetale così finemente elaborato si dispone a “tappeto” acquista equilibrio, simmetria e compostezza formale.
1. Empoli, Museo della Collegiata di S.Andrea, Antifonario E, c 1, part. del fregio
Le figurazioni sono caratterizzate dal naturalismo e da un tono narrativo, contenuto entro un’atmosfera lirica e assorta, le figure dominate da una struttura disegnativa attenta ma salda hanno gesti lenti, certi aspetti rientrano nella visione ghilandaiesca, come la minuta descrizione degli oggetti e certi aspetti nordici delle ampie vedute di paesaggio come vediamo nella Chiamata degli apostoli a c 2v (fig. 2) e nella Vocazione di Pietro e Andrea (fig. 4) a c 18r.
Tuttavia riferisco le miniature non ad Attavante, ma all’ambito di Gherardo e Monte di Giovanni. Una prova è data dal confronto della miniatura a c 19v del codice 543 del Museo di San Marco a Firenze, eseguito da Monte di Giovanni (4), con la nostra a c 21v, dove vediamo oltre alla stessa scelta di colori, anche la medesima impostazione della figura e del paesaggio, con una veduta di torri e guglie.
Le stesse torri acuminate che possiamo ritrovare nella veduta di città sullo sfondo della Crocifissione di Monte a c 184v, del codice Laurenziano, Edili 109; Maria Grazia Ciardi Duprè (comunicazione orale) mi suggerisce soprattutto il nome di Gherardo, sulla base delle analogie stilistiche col Breviario romano (Londra, British Library, ms. add. 29735) (5).
2. Empoli, Museo della Collegiata di S. Andrea, Antifonario E, c 2v, Chiamata degli Apostoli
(foto originale da diapositiva di A. Sedoni)
3. Empoli, Museo della Collegiata di S. Andrea, Antifonario E, c 18, Vocazione Pietro e Andrea
4. Empoli, Museo della Collegiata di S. Andrea, Antifonario E, c 18, Vocazione Pietro e Andrea, particolare
Il confronto fra l’Adorazione dei magi a c 28v e La chiamata degli apostoli dell’antifonario empolese è molto stringente e sono da notare alcune particolarità: il corale non possiede alcuna iniziale miniata decorata, ma soltanto filigranate, che a partire da c 51 divengono più piccole; inoltre presenta un maggiore numero di linee di testo, sei, e una riduzione dello specchio di scrittura iniziale.
Comunque essendo la calligrafia dello scriptor del tutto simile alla precedente, come simili sono le altre caratteristiche, è da escludere un’aggiunta posteriore, ed è quindi più probabile che la riduzione della decorazione sia riferibile alla ricerca di un alleggerimento dell’impegno economico.
La decorazione dell’incipit (fig. 1) mista di racemi e infiorescenze, che accogliendo tra le loro volute medaglioni con volti di Santi e mascheroni di ricordo classico, rispecchia il gusto decorativo anche se un po’ monotono e ripetitivo della miniatura fiorentina della fine secolo XV.
Codice Z
L’ Evangeliario Z, l’unico del gruppo dei codici miniati rinascimentali empolesi, si distacca nettamente dagli antifonari precedenti.
La distribuzione su due eleganti colonne del testo ha permesso di realizzare un apparato decorativo specifico, costituito da uno stelo posto in mezzo alle due colonne, tranne nella c 1r e nella c 96r, terminante con una ampia infiorescenza nella parte superiore e un tondo figurato od istoriato a piè di pagina.
Le iniziali sono di piccole dimensioni, la quasi totalità presenta una ornamentazione esclusivamente decorata, e solo in tre casi figurata.
Il Carocci (1894) lo ritiene di scuola fiorentina del secolo XVI, ad imitazione della miniatura del secolo precedente; e identifica a c 1r e a c 96r lo stemma con le tre scimitarre come quello del proposto del Paglia. Questo è da identificarsi con Bindo d’Antonio d’Andrea di ser Martino Paglia che, come ricorda il Pogni (6), oltre ad avere alcuni benefici a Empoli e a Firenze, come il rettorato della Cappella di S.Stefano in Santa Maria del Fiore, fu canonico della Collegiata del 1482.
Dieci anni dopo fu elevato alla carica di pievano alla quale rinunciò nel 1502 a favore del nipote Francesco d’Ivo d’Antonio Paglia, previo una congrua pensione.
Questo Evangeliario si inserisce nella serie di donazioni di codici offerti da Bindo del Paglia alla Collegiata, infatti il Giglioli (1906) pubblica dei documenti relativi ad « un salterio grande pel coro quale detto messer Bindo fece legare et miniare del 1492 », e del 1494 « uno messale di penna nuovo ed è nel principio dipinto uno sancto Andrea ».
L’Evangeliario possiede una ricca ornamentazione decorativa, con 32 medaglioni, tutti con una scena istoriata in relazione al contenuto liturgico del testo riportato, oppure il ritratto di un Evangelista. Per i caratteri stilistici e compositivi è chiaramente un’opera fiorentina.
Prendendo ad esempio la c 125r, del codice 67 e 68 del Bargello, attribuito con certezza a Gherardo di Giovanni (7), essa presenta una struttura decorativa molto simile a quella del nostro.
Però le figure sono trattate pittoricamente in maniera compendiaria, per mezzo di una pennellata veloce che si differenzia strettamente dalla pittura unita e sfumata di Gherardo di Giovanni.
Indubbiamente assomigliano a molte altre presenti in codici eseguiti in quel periodo a Firenze, come il Salterio feriale vallombrosano ms. II 26 dell’archivio della Badia di Vallombrosa (8) o il ms. della Biblioteca Laurenziana Acquisti e Doni 237, dei quali possiamo prendere a confronto la c 1r e la c 346.
Cercando nella bottega dei maggiori rappresentanti della miniatura fiorentina della fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento e cioè di Giovanni di Giuliano Boccardi detto il Vecchio e di Francesco di Giovanni Boccardi detto il Giovane, Maria Grazia Ciardi Duprè suggerisce di vedervi una collaborazione tra Tommaso di Stefano Lunetti e Mariano del Buono; poiché sono da riconoscervi più mani, anche se da un unico atelier, come è visibile dalla tonalità e dalla grana dei colori che è piuttosto uniforme.
La presenza di Mariano del Buono la vedremo in un gruppo di miniature fra le quali indichiamo ad esempio le cc. 1 con Cristo benedicente, 53 con Cristo risorto , 62 con Cristo, 8 con Re Mago, e a Tommaso di Stefano risalgono ad esempio le cc. 5v con il S.Stefano e 7v con la Sacra famiglia.
Codice V
Un tardo epigono dei modi decorativi della fine del Quattrocento, che ricordo perché è datato e documentato, è il codice segnato V.
Il graduale fu realizzato da Bernardo di Pietro da Prato nel 1552, come si legge nelle iscrizioni a c 1v, dalla quale apprendiamo che il committente fu don Giovanni Ronconcelli, allora proposto della chiesa di Sant’Andrea in Empoli e vicario della Propositura di Prato. Nella decorazione ad inchiostro rosso della iniziale In lucem della medesima iscrizione, troviamo alcune lettere disposte in maniera da comporre la frase « T. F. B. Presbiter Bernardus scripsit ».
Di Giovanni di Gristofano Ronconcelli sappiamo da un atto notarile di ser Piero d’Alessio Ruminelli che nel 1499 fu fatto canonico della chiesa di Sant’Andrea in Empoli e nel 1502 divenne rettore della Cappella di San Michele a Brusciana (9); inoltre nel 1522 arcidiacono di Santona in Francia, arciprete e proposto di Cortona nel 1524, e infine, proposto della chiesa di Sant’Andrea in Empoli dal 1546 al 1556.
Egli apparteneva ad una famiglia originaria di Empoli, ma allo stesso tempo, a causa della sua carica di vicario, aveva dei rapporti molto stretti con la città di Prato: infatti nel 1539 ne chiese la castellanza per sé e per suo nipote Leonardo di Girolamo, comparendo in seguito nella decima pratese del 1543, da cui si desume la sua casa di abitazione in quella città.
Nella Pinacoteca della Collegiata è tuttora conservata un’aquila di ottone che serve da leggìo, che nel 1520 egli donò alla chiesa quando era ancora canonico. A c 1r il nostro codice presenta un fregio di tipo rinascimentale, intervallato nella parte bassa da due stemmi, uno dei quali rappresenta il sigillo dell’arme di Giovanni di Cristofano di Francesco Ronconcelli, come stemma dell’arcidiaconato di Empoli, fatto fare nel 1545 su preciso suo ordine.
La decorazione miniata del graduale è quasi tutta costituita da iniziali foliate, che talvolta racchiudono delle figurazioni simboliche trattate in maniera compendiaria, ma che conservano una certa freschezza espressiva e un disegno sicuro ed elegante.
Una vicinanza stilistica con questo corale mi è stata suggerita da Marco Ciatti, in relazione ad un codice analogo preso in esame dallo studioso, presente nell’Archivio Capitolare di Prato e segnato F; tale rapporto appare evidente se si confrontano i due fregi decorativi della prima carta, tanto da proporre per entrambi l’attribuzione al presbiter Bernardo di Pietro, ma non per le lettere miniate decorate, da considerare di altra mano.
Codice O
Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea, codice O, segnato all’interno del piatto iniziale, temporaneamente conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze. Antifonario originario dalla Collegiata di Sant’Andrea, in Empoli.
Miniatore di penna di scuola fiorentina. Miniatore di pennello Bartolomeo d’Antonio Varnucci (attr.) Quinto decennio del XV secolo, datato 1444. Membranaceo; decorato a penna e pennello, inchiostri nero, rosso, azzurro; colori a tempera (verde, arancio, azzurro, rosso, viola, bianco, ocra gialla) e oro in foglia su bolo rosso.
Cc. I’+131+I, mm 360×525; numerazione a caratteri romani in inchiostro nero, nel recto a metà del margine esterno e prosegue fino a c 14, dove, con la stessa collocazione seguita in cifre arabe, in inchiostro bruno, apparentemente antica.
Il codice, datato 1444, fino a c 129 è originale, le successive carte sono state aggiunte posteriormente; infatti a c 131v si legge la data 1569. Inoltre la numerazione continua si interrompe a c 90, proseguendo con la c 100.
Il codice è composto da una carta di guardia moderna più 13 fascicoli: I-XIII, cc. 1-131 (quinterni e una carta, più un’altra di guardia antica).
Littera rotunda, in inchiostro bruno, con rubriche e segni paragrafali in rosso. Una colonna di 7 linee di testo e 7 tetragrammi rossi con neumi bruni (meno la c 131v, con 2 colonne), specchio di scrittura mm 240×365.
Legatura moderna, con utilizzo di tutto il materiale originale (mm 395 x 560 x 78): piatti in legno rivestiti in pelle marrone, con chiodi a borchia nei due bordi inferiori e 4 borchie angolari e una centrale quadrilobata, in rilievo di ottone.
Cucitura, bandinella e costola, interamente rifatte nel corso del restauro del 1980 presso la Biblioteca Laurenziana.
Nell’interno del piatto iniziale vi sono due cartellini con la segnatura O, e a c 1r si legge l’iscrizione:
« In Christi nomine et sue matris virginis marie. Incipit tertia pars/ voluminis antiphonarii noc. sancti andree de empolis/ quod durat a dominica resurrectionis usque ad adventum. Quam fecit/ fieri ser moriale iohannis de em/ polis pro plebis sancti andree de em/ polis. anno domini MCCCCXXXXIIII. secundum curiam ».
Il manoscritto presenta uno stato di conservazione buono.
Il codice contiene l’antifonario notturno del tempo dalla Pasqua all’Avvento (cc. 1-100), l’antifonario santorale e sequenziario del periodo dalla Pasqua alla Pentecoste (cc. 101-129). Le ultime due carte (cc. 130-131), sono così rubricate: la prima In Trasfigurazione ant., l’altra In inventione Sancta Crucis.
Incipit: c 1r In Christi nomine et sue matris virginis marie.
Explicit c 131v, o lux beata trinitas ut in vesperas. Sabbathy. A.D. MDLXVIIII.
La decorazione a penna presenta 489 iniziali filigranate medie, mentre quella a pennello comprende 17 iniziali decorate e una istoriata. Le lettere filigranate, alternate rosse e azzurre, con filigrana composta da elementi vegetali stilizzati di colore inverso, sono di medie dimensioni (mm 40×40) e collocate all’inizio dei versetti.
Le iniziali decorate presentano delle caratteristiche comuni, hanno il corpo tondeggiante, sono campite su fondo oro in foglia, di colore azzurro o rosso minio, raramente celeste e rosa. Sono decorate all’esterno da foglie d’acanto verdi, rosse, viola e rosa, formanti tralci che si allungano nel margine sinistro della carta, tramezzate di quando in quando da gocce d’oro.
La cornice interna è esclusivamente gialla, mentre la decorazione vegetale interna è composta da bocci che formano delle composizioni che si ripetono specularmente, mantenendo inalterata la gamma cromatica. Le iniziali decorate sono collocate all’inizio delle laudi, delle antifone e delle feste dei Santi, e si dividono in 9 di grandi dimensioni, misurano mm 100×105, corrispondenti a 2 tetragrammi e 2 linee di scrittura
(cc. 42r, Si oblitis; 62r, Dam; 79r, Benedicat; 90v, Immolabit; 101v, Beatus; 109r, Virtute; 113r, Dulce; 118, Locutus, tranne la c 51r; Post, di mm 100×145), 8 lettere miniate decorate medie, mm 55×65, corrispondenti ad un tetragramma e una linea di testo (cc. 1r, Surrexit; 3v, Angelus, 6r, Maria magdalene, 27v, Alleluya; 30v, Dignus; 97r, Sapientia; 106r, Sancti; 114v, Helena).
L’unica lettera miniata istoriata è collocata all’inizio del “Responsorium” a c 2r, Angeli, mm 160×190, e raffigura la Resurrezione: il Cristo, Benedicente e vessillifero, in piedi sopra il sarcofago aperto, è rappresentato su fondo azzurro, raggiato da lumeggiature dorate, mentre quattro soldati dormienti stanno ai lati del sepolcro rappresentato in prospettiva centrale.
BIBLIOGRAFIA
- Schede Carocci 1894, n. 66;
- O.H. GIGLIOLI, Empoli artistica, Firenze 1906, p. 214 e segg.;
- POGNI, Le iscrizioni di Empoli, Firenze 1910, p. 55, n.215;
- BUCCHI, Guida di Empoli illustrata, Firenze 1916, p. 72;
- M.G. CIARDI DUPRE’ DAL POGGETTO, Un ‘Offiziolo’ camereccio ed altre cose di Bartolomeo Varnucci, « Antichità Viva », 5, 1971, pp. non num.;
- TONINI, in Codici Liturgici miniali dei Benedettini in Toscana, Firenze 1982.
Codice P
Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea, codice P, segnato all’interno del piatto iniziale, temporaneamente conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze. Antifonario e notturno santorale e sequenziario del tempo dalla Pentecoste all’Avvento escluso.
Provenienza originaria dalla Collegiata di Sant’Andrea in Empoli.
Miniatore di penna di scuola fiorentina. Miniatore di pennello Bartolomeo d’Antonio Varnucci (attr.). XV secolo (1445). Membranaceo; decorato a penna e pennello, inchiostri bruno, rosso, azzurro; colori a tempera (viola, rosso, verde, azzurro, giallo) e oro in foglia su bolo rosso.
Cc. I+250+I+I’, mm 345×530; numerazione originale in cifre arabe in inchiostro bruno, antica ma non originale. Le carte 82, 153, e 160 sono state scritte in epoca moderna ed inserite in sostituzione delle originali mancanti; infatti nelle ultime due, seguendo il testo, dovevano trovarsi delle iniziali miniate probabilmente figurate ed istoriate in relazione alle feste dei SS. Pietro e Paolo e all’Assunzione della Vergine.
Le carte 199 e 200, pur imitando piuttosto bene le caratteristiche del codice, sono anch’esse un’aggiunta posteriore. Il corale è composto da una carta di guardia antica più 25 fascicoli: 1-XXV, cc.1-250 (quinterni più una carta aggiunta rubricata Dom. X post pentecos., e una carta di guardia moderna).
Littera rotunda, in inchiostro bruno, con rubriche e segni paragrafali in rosso.
Una colonna di 7 linee di testa e 7 tetragrammi rossi con neumi bruni, specchio di scrittura mm 225×365. Legatura moderna, con utilizzo di tutto il materiale originale (mm 450x645x60): piatti in legno rivestiti in pelle marrone, con 5 borchie in ottone per parte, e 6 chiodi a borchia lungo i bordi inferiori. Cucitura, bandinella a costola interamente rifatte nel corso del restauro del 1980, presso la Biblioteca Laurenziana. Nell’interno del piatto due segnature P, una moderna, l’altra in inchiostro rosso e azzurro, antica. A c 250v, si legge l’iscrizione:
« Iste liber est Plebis sancti Andree de empulo quem ad lau / dem dei atque virginis marie et sancti andree predicti et omnium / sanctorum dei et pro salute anime sue et suorum defunctorum fieri fecit / venerabilis sacerdos ser morialis iohannis lupi de dicta castro et / donavit eum dicte plebi. Anno Domini MCCCCXLV de mense / februarii. Si quis eum legerit vel in ipso cantaverit Roget deum pro anima sua ».
II manoscritto presenta un buono stato di conservazione. Il codice contiene l’antifonario notturno santorale e sequenziario del tempo dalla Pentecoste all’Avvento escluso, con le sequenze per tutte le 23 domeniche dopo la Pentecoste (cc. 1-37), le antifone per le messe votive, dalla conversione di San Paolo a Santa Felicita.
Incipit c 1r, Rubrica da docis que occurrunt inter pentecostes et adventum domini.
Explicit. c 250v, virtutis o sposa dei electa esto nobis una recta ad eterna gaudi.
La decorazione a penna presenta 764 iniziali filigranate piccole, mentre quella a pennello comprende 10 iniziali miniate decorate molto grandi, 14 grandi e 8 medie, di misura non omogenea, e due iniziali miniate istoriate. Le lettere filigranate, alternate rosse e azzurre, con filigrana composta da motivi geometrici o a carattere floreale, con cerchietti e forme a conchiglia, intramezzate da fasci composti da tre linee parallele di colore inverso, sono di piccole dimensioni (mm 35×35), e collocate agli inizi dei versetti.
Le iniziali miniate decorate, presentano il corpo rotondeggiante, di colore azzurro, rosa, qualche volta rosso minio, e presenta temi ricorrenti quali la filettatura bianca e la decorazione a perline. Sono campite su fondo oro in foglia su bolo rosso, mentre le foglie d’acanto piegate si compongono in volute o calici, dai quali nascono rami serpeggianti che formano bocci.
Il colore dell’acanto si alterna dal verde, al rosso minio, tutti con tenui velature con qualche lumeggiatura bianca. Questi ricchi insiemi vegetali, nello spazio interno della lettera, sono racchiusi da una doppia cornice a nastro ocra gialla. Le iniziali miniate decorate sono collocate agli inizi delle laudi, delle antifone e degli introiti delle feste dei santi, 10 sono di dimensioni molto grandi,
mm 112/160×125/260 ca. (cc. 107r, Petrus; 120r, Ego; 132v, Herodes; 157r, Vidi; 176r, Post; 187r, Herodes; 189r, Hodies; 211r, Stetit; 222r, Vidi; 232v, Dixerunt), 14 di grande dimensioni, mm 50 / 110 x 98 / 115 ca. (cc. 2r, Preparate; 31v, In; 48v, Peto; 84v, Avit; 100r, Symon; 124v, Maria; 130v, Dum; 134r, Sancta; 144v, Levita; 155v, Virgo; 197r, O crux, 213v, Angeli; 243v, Cantantibus; 247v, Orante), e 8 di media grandezza, mm 53/65×53/90 ca. (cc. 40r, Si bona; 60v, Ad aperiat, 72r, Vidi; 96v, Paolus; 135r, Sancta; 141v, Dum, 188v, Gloriose, 249v, Alma).
Le iniziali miniate istoriate sono di grandi dimensioni, una misura mm 185×300, corrispondenti a 6 tetragrammi e 7 linee di testo, l’altra, mm 141×152, corrispondenti a 3 tetragrammi e 4 linee di testo; si trovano all’inizio delle laudi di San Giovanni Battista e della Natività della Vergine Maria.
La c 92v, Helysabeth (Ad laudes et per hora antiphona), rappresenta San Giovannino nel deserto: la lettera rosa pallido, ornata di foglie e anelli di colore azzurro e verde, e pasta su fondo oro su bolo rosso; ha il corpo interamente bordato di giallo con un fregio che corre su tre lati della carta.
Il Santo è raffigurato con il rotulo e la croce, posto in un paesaggio con petrose colline e qualche alberello; sullo sfondo montagne celesti e una marina con numerose imbarcazioni appena accennate.
La c 194v, Nativitas (Ad laudes et per horas antiphona), raffigura la Nascita di Maria; azzurra è campita su fondo oro su bolo rosso ed è dotata di un fregio di foglie di acanto piegate verdi, azzurre e rosse minio, decorate da bolli d’oro.
Il campo interno è delimitato da una doppia cornice a nastro gialla e presenta la Natività della Vergine ambientata in un interno architettonico, con la volta a crocera, celeste, il pavimento verde che forma un angolo con la parete di fondo, dando così all’insieme un effetto spaziale. La scena è caratterizzata da un grande letto a cassone, che spartisce il campo orizzontalmente, distinguendo lo sfondo dal primo piano.
Nella zona superiore è posta Sant’Anna, seduta sul letto con le mani giunte, vestita con una camicia verde con le maniche e scollatura bordate d’oro; le gambe sono chiaramente leggibili attraverso il panneggio della coperta rosso minio. Intorno tre ancelle, di cui una tiene la Madonna in fasce.
BIBLIOGRAFIA.
- Schede Carocci 1894, n. 67;
- O.H. GIGLIOL1, Empoli artistica, Firenze 1906, p. 214 e segg.;
- BUCCHI, Guida di Empoli illustrata, Firenze 1916, p. 72;
- M.G. CIARDI DUPRE’ DAL POGGETT0, Un ‘Offiziolo’ camereccio ed altre cose di Bartolomeo Varnucci, « Antichità Viva », 5, 1971, pp. non num.;
- TONINI, in Codici Liturgici miniati dei Benedettini in Toscana, Firenze 1932, pp. 410-418.
Codice E
Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea, codice E, segnato all’interno del piatto iniziale, temporaneamente conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze. Antifonario e graduale secondo la consuetudine della Curia romana, per le festività di S.Andrea e del Corpus Domini.
Provenienza originaria della Collegiata di Sant’Andrea in Empoli. Miniatore di penna di scuola fiorentina. Miniatore di pennello Monte di Giovanni e bottega (qui attr.).
Ultimo decennio del XV secolo. Membranaceo; decorato a penna e pennello, inchiostri bruno, rosso, azzurro; colori a tempera (verde, rosso, azzurro, bianco) e oro in foglia su bolo rosso. Cc. I+62+I, mm 420×610; numerazione originale in cifre arabe in inchiostro bruno, sul recto in alto a destra; ne presenta un’altra più recente sempre in numeri arabi sul recto, a metà del margine esterno.
La c 45v, è stata raschiata e riscritta, mentre le cc. 40-41, sono state scritte in inchiostro nero ed aggiunte in epoca moderna; da c 51, il codice cambia la struttura, presentando delle iniziali filigranate di dimensioni minori ed un altro specchio di scrittura.
Il codice è composto da una carta aggiunta successivamente, più 6 fascicoli: I-VI, cc. 1-62 (quinterni con due carte aggiunte, più una carta bianca di guardia antica).
Littera rotunda, nella versione rinascimentale, in inchiostro bruno, con rubriche e segni paragrafali in rosso.
Una colonna di scrittura formata da cc.1-51, con un sistema di 5 tetragrammi rossi con neumi bruni e 5 linee di testo, da cc. 52-62, da 6 tetragrammi e 6 linee di testo; lo specchio di scrittura rispettivamente mm 300×455 e mm 300×435.
Legatura moderna, con utilizzo di tutto il materiale originale (mm 450x645x60): piatti in legno rivestiti in pelle marrone, con 4 grandi borchie angolari per lato, sagomate con incisioni a fiori e gigli; borchia centrale circolare incisa come le precedenti.
Cucitura, bandinella e costola, interamente rifatte nel corso del restauro del 1980, presso la Biblioteca Laurenziana. Nell’interno del piatto iniziale due cartellini con la segnatura “E”. Il manoscritto presenta un buono stato di conservazione. Il codice contiene l’antifonario e graduale per le festività di Sant’Andrea e del Corpus Domini.
Incipit c.1r, Incipit festivitates per circulum annum secundum consuetudinem sancte romane curie.
Explicit c. 62r, Gloria patri e filio e spiritui sancto.
La decorazione a penna presenta 170 iniziali filigranate medie e piccole, quella a pennello comprende 5 iniziali miniate figurate ed istoriate.
Le lettere filigranate, alternate rosse e azzurre, con filigrana composta da elementi vegetali stilizzati e motivi geometrici, di colore inverso, sono ravvivate da colpi di acquarello; alle cc. 1-51 sono le 103 iniziali di medie dimensioni (mm 70×70), mentre alle cc. 52-62 il codice presenta le altre 67 di dimensioni più piccole (mm 40×40); le iniziali filigranate sono collocate all’inizio delle antifone e delle laudi.
Le 5 iniziali miniate figurate ed istoriate sono di grandi dimensioni, misurano mm 185×190 ca., corrispondenti a 2 tetragrammi e 2 linee di scrittura (meno la c1r, Unus, di mm 100×100), si trovano all’inizio delle antifone e degli introiti per la festa di Sant’Andrea e a quella del Corpus Domini.
c 1r, Unus, (Ad M. antiphona), Sant’Andrea, che regge la croce e il Vangelo, con la veste rossa e il manto verde, ha la testa molto danneggiata a causa della perdita del colore. La carta è riccamente decorata da un fregio continuo sui quattro lati, con motivi vegetali disposti simmetricamente e intervallati da figure grottesche e da tondi, nei quali si vedono, il monogramma di Cristo IHS, San Giovanni Battista, con vello e manto rosso, su di uno sfondo di paesaggio con alberi e il fiume Giordano.
In basso due angeli sorreggono una ghirlanda con uno stemma con scacchi argentei e neri in alto e una testa di cane in basso. (Fig. 9)
c 2v, Dum (In primo noct. ant.), Cristo, Sant’Andrea e altri apostoli camminano insieme in un ambiente pietroso, con qualche arbusto verdeggiante, mentre un profondo paesaggio di azzurre colline si apre alle loro spalle. La lettera ha il corpo rosa intenso su fondo oro, ed è decorata da delicati girali bianchi, un fregio di acanto verde e azzurro con piccole borchie d’oro e bocci variopinti.
c 18r, Dominus (In vigilia sancti andree apostoli ad missa. Int.); la scena presenta la Vocazione di Pietro e Andrea, mentre il Cristo li osserva dalla riva in abito rosso e manto azzurro; sullo sfondo, colline dal profilo molto dolce si stagliano contra un cielo celeste.
c 21v, Michi (In sancti andree apostoli. Introitus), Sant’Andrea a figura intera, sovrapposto all’asta centrale della lettera, ha la veste rossa e il manto verde bordato d’oro, porta la croce ed un libro; alle sue spalle un paesaggio nel quale si vede una città con guglie e torri, circondata da colline azzurre dolcemente ondulate.
c 24v, Cibavit (In festo corpus cristi ad missa introitus); Cristo, in piedi su di una mensa di altare con tovaglia ha il costato sanguinante e dalle stigmate della mano destra ne esce altrettanto che va a cadere in un calice d’oro, come è d’oro il fondo decorato a racemi graffiti. La lettera ha il corpo azzurro rifilato in rosso all’interno, anziché giallo come le altre iniziali.
BIBLIOGRAFIA
- Schede Carocci 1894, n.64;
- G.BUCCHI, Guida di Empoli illustrata, Firenze 1916, p. 72.
Codice Z
Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea, codice Z, segnato all’interno del piatto iniziale, temporaneamente conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze.
Evangeliario del tempo e dei Santi. Provenienza originaria dalla Collegiata di Sant’Andrea, in Empoli. Miniatore di penna di scuola fiorentina. Miniatore di pennello di scuola fiorentina.
Ultimo decennio del XV secolo (1492- 1502). Membranaceo; decorato a penna e pennello, inchiostri bruno, rosso, azzurro; colori a tempera (rosso, giallo, verde, azzurro, cremisi) e oro in foglia su bolo rosso. Cc. II+114+I’, mm 280×402; senza numerazione originale, quindi per la segnatura della carta ci riferiremo a quella fatta a lapis durante il restauro eseguito nel 1980 presso la Biblioteca Laurenziana.
Le cc. 51v, 52, 95v non hanno testa, mentre le cc. 112v, 113, 114 sono state scritte in epoca diversa; infatti anche il numero di linee di scrittura passa da 22 per colonna a 26 e anche 28. Il codice è composto da 2 carte di guardia antiche più 13 fascicoli:
I-1V, cc. 1-40 (quinterni); V-V1, cc. 41-52 (terni); VII-IX, cc. 53-82 (quinterni); X, cc. 83-90 (quaterno); XI, cc. 91-102 (sesterno); XII-XIII, cc. 103-114 (terni); più una carta di guardia moderna.
Littera rotunda, in inchiostro bruno, con rubriche e segni paragrafali in rosso. Due colonne di scrittura, con 22 linee di testo per colonna, specchio di scrittura mm 190×260.
Legatura moderna, mm 295x420x60: piatti in legno rivestiti in pelle marrone; cucitura, bandinella e costola, interamente rifatte nel corso del restauro.
Alla c 111r, è stata asportata una miniatura, che probabilmente raffigurava la Pentecoste. Nell’interno del piatto iniziale un cartellino con la segnatura Z.
Il manoscritto presenta uno stato di conservazione buono. Il codice contiene l’Evangeliario del tempo (cc. 1-95), e dei Santi (cc. 96-114).
Incipit: c 1r, In dei nomine amen/incipit liber evange/liorum per totum annum/secundam consuetudinem romane curie.
Explicit: c 114v, Agata martiris sue eos liberaret. Laus Deo semper.
La decorazione del codice è costituita da un fregio in foglia d’oro con bocciuoli e volatili, posta tra le due colonne di scrittura, terminante in alto in una infiorescenza, ed in basso in un tondo racchiuso in un intreccio di sottili steli verdi, fiori e bocci, che contiene una figura o la rappresentazione di una storia.
La decorazione a penna presenta 139 iniziali filigranate piccole, mentre quella a pennello comprende 33 iniziali decorate di piccole dimensioni, corrispondenti a tre linee di scrittura, 2 miniate figurate medie e l’istoriata grande.
Le lettere filigranate, alternate rosse e azzurre, con filigrana composta da motivi a linee parallele e diagonali, ed elementi vegetali stilizzati di colore inverso, sono di piccole dimensioni (mm 40×40) e collocate agli inizi dei versetti dei Vangeli.
Le iniziali decorate sono tutte su fondo oro in foglia, colorate in azzurro, verde, giallo e rosso magenta, quasi sempre collegate per mezzo della decorazione centrale al medaglione figurato in basso (mm 42×42), sono di piccole dimensioni (mm 40×40), e sono collocate agli inizi delle messe della domenica, del sabato e delle feste dei Santi.
c 4r, In (In nativitate domini in prima missa: sm. Lucam), nel medaglione la Natività di Gesù;
c 5r, In (Ad missam maiorem: sm. Lucam), nel medaglione San Giovanni Battista con la croce;
c 5v, In (In Sancti Stefani protomartiris. Sm.Matheum), Santo Stefano in abito diaconale, ha in mano un libro e la palma del martirio;
c 7v, In (In vigilia epifanie domini. Sm. Lucam), la Sacra Famiglia alla vigilia dell’Epifania;
c 8r, Cum (In epifanie domini sm. Matheum), uno dei re Magi, con corona di foggia orientale e ricchi doni;
c 49r, In (feria maioris sm. ioanem) Sabato Santo, l’iniziale è composta da una figura mostruosa alata, mentre nel medaglione Santa Maria Maddalena, porta il vasetto degli unguenti;
c 57v, In (Dom. in octava pasce. Sm. ioannem), un Santo barbato, vestito di azzurro, indica in alto dove compaiono dei raggi luminosi;
c 58v, In (Dom.II post pascha. Sm. ioannem), un Santo con un libro in mano è raffigurato su di uno sfondo architettonico a nicchia;
c 59r, In (Dom. IIII Post pascha. Sm. ioannem), Cristo benedicente;
c 59v, In (Dom. IIII post pascha. Sm. ioannem) un Santo a mezza figura, mostra un libro aperto indicando verso l’alto;
c 60i; In (Dom. V post pascha. Sm. ioannem) San Giovanni Evangelista con aquila;
c 60v, In (In litanijs maioribus. Sm. lucam), tre giovani cantori sorreggono un testo musicale;
c 61v, In (In die ascensionis. Sm. Marcum), Cristo benedicente;
c 62r, In (Dom. infra octava ascensionis. Sm. ioannem), Cristo indica verso l’alto, visto per tre quarti di spalle;
c 63r, In (In die sancto penthecostes. Sm. Ioannem). San Giovanni Evangelista con il libro e il suo simbolo;
c 66r, In (In festo trinitatis. Sm. ioannem), SS. Trinità, l’Eterno benedicente, fra due cherubini, sorregge con la mano sinistra il Cristo sulla croce;
c 66v, In (Dom. prima post pentecosta. Sm. lucam), San Luca con il bue;
c 67r, In (In festo gloriosissimi corporis Cristi secundum iohannem e Dom. II post pentecostes. Sm. lucam) calice d’oro con ostia e patena;
c 68r, In (Dom. III post pent. Sm. lucam), Cristo benedicente, su di uno sfondo architettonico;
c 84r, In (In festo purificationis virginis marie. Sm. lucam), la Madonna e San Giuseppe offrono un cestino con due colombi bianchi;
c 87r, Helisabeth (In nativitate sancti ioannis baptista: Sm. lucam), la Natività di San Giovanni Battista, con a destra un letto dove giace Santa Elisabetta;
c 88r, In (In vig. apostolos petri e pauli: Sm. iohannem e In die apostolos petri e pauli: Sm. Matheum), i due Santi con spada e libro;
c 91r, In (In assumptione beate marie virginis. Sm. lucam), l’Assunzione di Maria;
c 92v, Liber (In nativitate beate virginis marie. Sm. marcum), Natività di Maria in fasce con due ancelle;
c 93r, In (In exaltatione sancte crucis. Sm ioannem), Sant’Elena con la croce;
c 94v, In (In dedicatione sancti michaelis. Sm. matheum), l’Arcangelo Michele alato con armatura e spada;
c 98v, In (In natali unius pontificis: Sm. matheum), un Santo con libro e palma del martirio;
c104r, In (In natali unius confessoris pontifici: Sm. matheo), un Santo benedicente con libro e paramenti pontificali;
c 107v, In (In natalitatiis virginis. Sm. Math.), una Santa a braccia aperte, viene venerata da quattro figure inginocchiate di oranti;
c 109r, In (In anniversario dedicationis ecclesiae. Sm. lucam), Santo vescovo con aspersorio e libro;
c 109v, In (In honore sancte Trinitatis. Sm. ioannes e de spiritu Sancto. Sm. ioannem), l’Eterno e Cristo in croce;
c 110r, In (In honore sancte crucis. Sm. math.), Santa Maria Maddalena in ginocchio ai piedi della croce;
c 111r, In (A penthecostes usque ad adventum. In agenda pro mortuis. Sm. Ioannem), il medaglione è stato asportato.
Le lettere miniate figurate ed istoriate hanno caratteristiche comuni, come il colore dell’iniziale rosso carminio campito sul fondo oro, i risvolti azzurri sia nella parte superiore che inferiore, e la mandorla o il medaglione che si aprono nell’asta verticale nei quali compare il Cristo.
c 1r, In illo tempore (Dominica prima de adventu), mm 74×95; il Cristo assiso e benedicente, porta il mantello viola della passione e un globo di vetro in marmo.
La decorazione occupa l’intera carta con una cornice su tutti i lati con un motivo vegetale a racemi, bocci e calici di colore azzurro, rosso e verde, con infiorescenze gialle. In questo fregio è inserito nella candelabra di destra al centro, il ritratto del committente di profilo, mentre nella parte inferiore compare un suonatore di flauto e tamburo. Al centro, nel fregio inferiore è rappresentato lo stemma del Pievano Paglia, composto da uno scudo dorato con tre sciabole azzurre.
c 53r, In illo tempore (Dominica resurrections domini), mm 70×70; il Cristo risorto, benedicente e vessillifero. Al centro del fregio del margine superiore una conchiglia con perla, e in quello inferiore uno scudo dorato con il monogramma di Cristo in azzurro tra due cherubini.
c 96r, In illo tempore (Incipit comune sanctorum), mm 72×72; il Cristo benedicente con veste rossa e manto azzurro. In basso al centro del fregio vegetale è posto lo stemma del Paglia, con scudo dorato e tre sciabole. (Fig. 9)
BIBLIOGRAFIA
Schede Carocci 1894, n.69;
G.BUCCHI, Guida di Empoli illustrata, Firenze 1916, p. 72;
POGNI, Le iscrizioni di Empoli, Firenze 1910, pp. 5-6;
O.H. GIGLIOLI Empoli artistica, Firenze 1906, pp. 214 e segg.;
LEVI D’ANCONA, Miniatura e miniatori a Firenze, Firenze 1962, pp. 151-152.
Codice V
Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea, codice V, temporaneamente conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze. Graduale del tempo dalla Vigilia della Natività del Signore all’Epifania, con un’antifona per Santo Stefano.
Provenienza originaria dalla Collegiata di Sant’Andrea, in Empoli. Miniatore di penna di scuola fiorentina. Miniatore di pennello di scuola fiorentina.
Sesto decennio del XVI secolo, datato 1552, Scriptor: « presbiter Bernardus Petri ».
Membranaceo; decorato a penna e pennello, inchiostri bruno, rosso, azzurro, colori a tempera (azzurro, verde, rosso, giallo) e oro in polvere.
Cc. I’+I+115+I’, mm 395×570; numerazione in cifre arabe sul recto a destra in inchiostro bruno. Le cc. 81-95, non hanno nessuna numerazione, sono state aggiunte posteriormente e recano una diversa calligrafia e l’uso di inchiostro nero, a c 96 si trovava la vecchia numerazione cancellata che riprende da 81.
Il codice è composto da una carta di guardia più una carta scritta e 13 fascicoli:
I-VIII, cc. 1-80 (quinterni);
IX, cc. 81-88 (quaterno);
X cc. 89-94 (terno);
XI-XII, cc. 95-111 (quaterni);
XIII, cc. 112-115 (duerno);
più una carta di guardia.
Littera rotunda nella versione rinascimentale, in inchiostro bruno, con rubriche e segni paragrafali in rosso.
Una colonna di scrittura, con un sistema di 6 tetragramrni rossi con neumi bruni e 6 linee di scrittura; specchio di scrittura mm 260×420.
Da c 105v a c 115 le linee di scrittura diventano 7, con uno specchio di mm 270×490.
Legatura moderna con utilizzo di tutto il materiale originale (mm 430x605x80):
piatti in legno rivestiti in pelle marrone, con una sola borchia centrale sui due piatti, quadrilobata e con 4 chiodi a borchia agli angoli e due lungo il margine inferiore.
A c 1v, si legge:
« In lucem datus extitit liber hic anno MDLII de mense novembris, expensis vero K di Domini Joannis de Ronconcellis de Emporia Dig. mi huius ecclesie sancti Andree Prepositi illius oppidi, nec non Vicarii gentis terre Prati similiter et expensis Ven.lis Capituli dicte ecclesie Presbiter autem Ber-nardus Petri de Prato qui scripsit eum ad gloriam eius qui semper est »;
inoltre intorno alla iniziale I, sono disposte delle lettere che formano la seguente frase « T. F. B. Presbiter Bernardus scripsit ».
Il manoscritto presenta un buono stato di conservazione. Il codice contiene le antifone dalla Vigilia della Natività del Signore all’Epifania, con un’antifona per Santo Stefano.
Incipit: c lr, Rex pacificus magnificatus est cuius vultum desiderat universa terra.
Explicit: c 115v, Exa, Gloria patri et filio et spiritui sancto. Vere.
La decorazione a penna presenta 183 iniziali filigranate medie e 2 grandi di dimensioni non omogenee, mentre quella a pennello comprende 9 iniziali miniate decorate e 4 figurate di grandi dimensioni. Le lettere filigranate, fesse, alternate rosse e azzurre, sono di medie dimensioni mm 55×55, meno la c 51r, Sicut, mm 120×133 e la c 69r, Puer di mm 150×205, che hanno il corpo rosso e azzurro rifesso, composto secondo andamenti geometrici e simmetrici, fronteggiandosi in zone nettamente separate da una linea bianca.
Le iniziali decorate presentano delle caratteristiche simili, come una ornamentazione basata sulla stilizzazione della foglia d’acanto, il campo interno della lettera bordato quasi sempre da una cornice gialla, e lavorato a girali in inchiostro bruno, con le foglie di acanto che spesso assumono l’aspetto cruciforme. Sono tutte campite su fondo oro, meno la c 17v, su fondo azzurro riquadrato esternamente da una cornice viola; si collocano all’inizio delle antifone, delle ferie e di alcune feste importanti.
c 3v, Hodie (in prima noct. ant.), mm 121×150;
c 15, Tecum (ad vesperas ant.), mm 117×132;
c 17v, Zelus (pro. S.Stefano Ant.), mm 115×120;
c 18v, In (feria V in cena domini), mm 112×155;
c 33, Calicem (Ad vesperas ant.), mm 125×125;
c 36, Omnes (feria VI ad noc. ant.), mm 140×140;
c 48, Proprio (ad laudes ant.), mm 117×145;
c 62v, Dominus (In nativitate domini), mm 138×142;
c 75v, Terribilis (In aspersione aqua benedicta), mm 132×140.
Le iniziali miniate figurate, hanno una struttura simile alle decorate, e sono collocate all’inizio delle antifone importanti dalla vigilia della Natività all’Epifania.
c 1, Rex pacificus (In vigilia nativitate domini ad vesperas antifona) mm 125×145; figura a mezzo busto tra due foglie metà rosse e verdi, che sembra affacciarsi.
La carta è incorniciata su due lati da un fregio di tipo rinascimentale con foglie e fiori simmetricamente disposti, arricchiti da piccoli ton-di d’oro.
Nella candelabra compaiono un mascherone grottesco, con sopra un teschio, mentre nel fregio inferiore sono campiti due stemmi, poi ripetuti alle cc. 33 e 36 che rappresentano l’uno una croce con la colomba dello Spirito Santo e l’altro lo stemma dell’Arcidiacanato di Empoli, fatto eseguire da Giovanni Ronconcelli.
c 60v, O mors (Ad laude antiphona), mm 130×147; scheletro a mezzo busto incoronato su fondo azzurro.
c 65v, Lux fulgebit (In secunda missa introitus ad vesperas antiphona), mm 132×152; figura alata con corona, che nasce da un boccio di rosa scuro a foglie verdi.
c 72, Ecce advenit (In die epiphanie Introitus ad vesperas antiphona), mm 140×137; nel settore superiore compare una corolla azzurra con al centro una grossa infiorescenza gialla, in quello inferiore, due foglie azzurre inquadrano un volto con capelli biondi e veste rossa.
BIBLIOGRAFIA
- Schede Carocci 1894, n.68;
- POGNI, Le iscrizioni di Empoli, Firenze 1910, n. 219, p. 57;
- BUCCHI, Guida di Empoli illustrata, Firenze 1916, p. 72;
- M. MANNI, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi, Firenze 1734, vol. XIII, p. 12;
- FIUMI, Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall’età comunale ai tempi moderni, Firenze 1968, p. 472;
- LAZZERI, Storia di Empoli, Empoli 1873, p. 136.
NOTE
- G. CIARDI DUPRE’ DAL POGGETTO, Un ‘offiziolo’ camereccio ed altre cose di Bartolomeo Varnucci, «Antichità viva», 5, 1971.
- LEVI D’ANCONA, Miniatura e miniatori a Firenze dal sec. XIV al XVI, Firenze 1962, pp. 29-37: Bartolomeo di Antonio Varnucci.
- TONINI, in Codici Liturgici miniati dei Benedettini in Toscana, Firenze 1982, passim.
- Codici Liturgici, p. 101, scheda di A.Scarlatti.
- Si veda A.R. GARZELLI, La miniatura fiorentina del Rinascimento, Firenze, Giunta Regionale Toscana 1985, vol.II, da fig. 887.
- O. POGNI, Le iscrizioni di Empoli, Firenze 1910.
- Si veda in A.R. GARZELLI, La miniatura cit., vol. II, fig.872.
- Si rinvia a Codici Liturgici cit., p. 182.
- D. M. MANNI, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi, vol. XIII, Firenze 1743, p.12.