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Vittorio Emanuele II e Napoleone III

di Marta Questa

 

Era il 1859 quando il Governo provvisorio della Toscana  con i decreti del 23 settembre e del 4 e del 17 ottobre bandì  un concorso per  due statue equestri in bronzo  in ringraziamento l’ una dell’ operato del re Vittorio Emanuele II di Savoia e l’ altra dell’ imperatore Napoleone III di Francia nella lotta per l’indipendenza dall’ Austria.

Dovevano essere erette a spese dello Stato e collocate nella grande ed allora quasi deserta piazza Maria Antonia (dal 1870  denominata piazza dell’ Indipendenza). Non era una scelta casuale perché lì era avvenuta la pacifica insurrezione del 27 aprile 1859 che aveva portato all’ allontanamento del granduca Leopoldo II di Lorena e dato avvio al processo di annessione della Toscana al Regno di Sardegna.

Il concorso per il monumento equestre in onore di Vittorio Emanuele di Savoia fu vinto dallo scultore livornese  Salvino Salvini. Furono impiegati ben cinque anni per la realizzazione di un modello colossale in gesso che nel 1864 fu esposto al pubblico per averne approvazione prima della sua fusione. Molti furono gli apprezzamenti: “Il movimento del cavallo è naturalissimo.

Nobile è il piglio soldatesco del Re. Sufficientemente elegante l’ acconciatura del costume militare” e si diceva che poteva “onorare il nome dell’ autore non meno che l’ arte italiana moderna”.

Diatribe tra il governo centrale ed il municipio di Firenze circa i finanziamenti per le spese occorrenti per la realizzazione, numerose discussioni per la scelta di un luogo di collocamento, oltre la prescelta nuova piazza delle Cascine proposta dall’ architetto ed ingegnere Giuseppe Poggi, rallentarono di gran lunga  l’ esecuzione del progetto e delle sue eventuali modifiche.

Dal bando del concorso  i tempi erano cambiati e la fusione, che per le dimensioni dell’opera sarebbe stata una delle più impegnative mai tentate in Europa, non venne mai realizzata. Il Comune,  preso dalle numerose opere resesi necessarie per il ruolo assunto da Firenze come nuova capitale d’Italia (1865-1871), rifiutò di accollarsi gli alti costi della realizzazione in bronzo del modello.

 

Salvino Salvini (1824-1899) – fotografia –  Bologna, © Museo del Risorgimento

 

Il successivo tracollo economico, seguito al trasferimento della capitale da Firenze a Roma,  fece sì che il progetto fosse definitivamente accantonato. Oggi del modello del Salvini rimane una semplice fotografia conservata nell’ Accademia delle belle Arti di Bologna.

Passarono anni e solo dopo la morte del re Vittorio Emanuele II nel 1878, a Firenze si tornò a parlare della necessità di erigere un monumento alla  memoria del primo re d’ Italia.

Fu nominato il  “Comitato per un monumento in Firenze a sua maestà Vittorio Emanuele II”, presieduto dall’ allora sindaco Ubaldino Peruzzi , che si pronunziò a favore di  un concorso per la scelta di un artista a cui affidare l’ esecuzione della statua equestre in bronzo “doppia del vero”, del basamento e del suo collocamento, il tutto  mediante la spesa di 115.000 lire. Tanti furono nuovamente i luoghi della città presi in esame ed esclusi per motivi diversi.

Nel frattempo furono banditi altri due concorsi e finalmente il 13 settembre 1882 il Comitato deliberò che  l’ esecuzione del monumento fosse affidata all’ artista Emilio Zocchi, scultore ed insegnante alla Regia Accademia di belle arti di Firenze.

 

Emilio Zocchi  (1835 – 1913) Vittorio Emanuele II

 

La statua equestre ed i bassorilievi furono fusi in bronzo nella Regia Fonderia delle statue di Firenze dei Fratelli Galli con sistema del Cellini, di Giambologna e del Papi, sistema detto a cera perduta.

La statua fu collocata il 13 agosto del 1890 nella nuova piazza Vittorio Emanuele II ( oggi piazza della Repubblica), la  “nuova vetrina” di Firenze, ma l’ inaugurazione avvenne una settimana dopo, il 20 settembre, data in cui ricorreva l’ unica festa “laica” post-risorgimentale che ricordava la presa di Porta Pia del 1870 e quindi l’annessione dello Stato Pontificio al Regno unito d’ Italia e la fine del potere temporale dei papi.

Lo studio fotografico Schemboche, prediletto da casa Savoia, ed i fratelli Alinari ci hanno  lasciato immagini della  inaugurazione e della zona liberata dal Mercato Vecchio, dalla Loggia del pesce del Vasari , dalla colonna dell’ Abbondanza, e dal Ghetto ebraico.

Rimanevano  ancora vecchi stabili, nascosti da palchi allestiti per l’ inaugurazione, e cantieri per la costruzione dei nuovi palazzi, come aveva previsto il progetto di “risanamento” del centro città  dell’ architetto Giuseppe Poggi negli anni Sessanta dell’ Ottocento.

La statua equestre in quel 1890 doveva suggellare il passaggio dall’ antico centro medievale a quello tipicamente moderno, “a vita nuova restituito”. Lo stesso basamento fu realizzato proprio con materiale da costruzione ricavato dalla demolizione della antica torre  della famiglia dei Caponsacchi che si ergeva lungo il Mercato Vecchio nei pressi della statua dell’ Abbondanza, accanto alle antiche case della famiglia degli Amidei.

Nonostante l’imponenza della cerimonia e l’eco che questa ebbe sulla stampa, l’ opera non ebbe larghi consensi  e quel monumento, finalmente posizionato in quella piazza dopo circa trent’ anni dal primo concorso, che ritrae il re Vittorio Emanuele a cavallo  con tanto di copricapo,  fu detto “ il monumento al re pompiere”.

Non fu mai apprezzato e con il tempo rappresentò anche un notevole ingombro alla circolazione e per questo rimosso nel 1932 e spostato nell’ attuale piazza Vittorio Veneto alle Cascine.

Una statua  in bronzo alta cinque metri e mezzo su una base di sei metri  che riporta alla memoria con i suoi bassorilievi la fine del dominio in Toscana del granduca Leopoldo II di Lorena, l’ annessione per plebiscito al Regno di Sardegna ed il ruolo di Firenze come capitale del  Regno unito d’ Italia dopo Torino e prima di Roma.

E cosa ne fu del progetto della statua equestre  in onore di Napoleone III?

La proposta fatta dal Governo provvisorio toscano nel 1859 di farla realizzare e collocarla in piazza Maria Antonia  cadde nel dimenticatoio. Non fu mai bandito un concorso, né Firenze ebbe  una statua equestre che lo rappresentasse.

Sarà il comune di Milano che, dopo la morte di Carlo Luigi Napoleone Bonaparte  nel gennaio del 1873, volle ricordare il ruolo che l’ imperatore francese, alleato di Vittorio Emanuele II di Savoia, aveva avuto nella sconfitta dell’ impero austriaco durante la seconda guerra d’ indipendenza.

Per ovviare alle  aspre critiche e discussioni  di carattere politico che seguirono a questo progetto, fu ripreso e reso pubblico proprio quel decreto del 23 settembre 1859 del governo provvisorio toscano per la realizzazione a Firenze delle due statue in onore di Vittorio Emanuele II ed anche di Napoleone III.

L’ Amministrazione di Milano nel 1874 incaricò per la  realizzazione della statua in onore dell’ imperatore francese lo scultore milanese Francesco Barzaghi,  che la completerà ben sei anni dopo. La fusione fu realizzata con la tecnica a cera persa dalla fonderia dei fratelli Pietro e Leopoldo Galli di Firenze, la stessa da cui qualche anno dopo uscirà la statua equestre del re Vittorio Emanuele II  dello scultore fiorentino Emilio Zocchi.

L’ opera rappresentante Napoleone III fu esposta al pubblico per la prima volta in occasione dell’ Esposizione industriale italiana del 1881 a Milano, nel padiglione delle Belle arti nel cortile del Palazzo del Senato (oggi sede dell’ Archivio di Stato) e lì dimenticata per quasi cinquant’ anni , sino al 1927 quando fu collocata definitivamente in piazzale Sempione.


 

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