ID 1313360359214776
Vittorio Fabiani, dall'Archivio Emilio Mancini, Firenze

 

Santo Stefano degli Agostiniani, Empoli. Iscrizione commemorativa per Ippolito Neri, medico e poeta empolese, vissuto alla fine del ‘600, autore del poema eroico-comico “La Presa di Saminiato”.

L’autore della scultura che contiene l’iscrizione è Dario manetti, scultore empolese.

 


 

Quisquis es hunc lege titulum hospes quem emporienses bis vicies post obitum meum iam lustris peractis A.D. XI kal.febr. an. sal. MCMIX mihi ponendum curarunt heic ego Hippolitus Neri avito sum tumulatus sepulcro qui cum medicinam exercui tum nymphas nemora (memora?) heroes amores pietatem in deum ita lyricis modis expressi ut Etruriae principum  Cosmi III Ferdinandi Francisci Mariae cardinalis summorumque litteratorum meae aetatis hominum Alexandri Marchetti Antonii Magliabechi Francisci Redi aliorum favorem atque amicitiam mihi comparaverim — tubam quidem epicam iocose inflavi cum capras virumque cecini qui miniatensi urbe noctu est potitus — iudices critici meam lepidissimam artem ingenii celeritatem nativum quemdam carminis nitorem facile numerum qua sunt animi benignitate laudant — haec habui quae tibi dicerem hospes

 

Traduzione di Andreina Mancini

 

Chiunque tu sia, o ospite, leggi questa iscrizione,  che gli Empolesi dopo che sono passati venti lustri dalla mia morte, hanno curato di porre qui nell’anno della salvezza 1909, l’undicesimo giorno dalle calende di febbraio.

Qui io Ippolito Neri sono sepolto nel sepolcro degli avi, esercitai la medicina e avendo cantato con versi lirici le ninfe i boschi gli eroi l’amore e la pietà per il dio, ho guadagnato il favore e l’amicizia dei principi dell’Etruria Cosimo III, Ferdinando, del Cardinale Francesco Maria e dei più grandi letterati e uomini del mio tempo Alessandro Marchetti, Antonio Magliabechi, Francesco Redi e di altri.

 – Scherzosamente soffiai nella tromba epica quando cantai le capre e gli uomini che di notte si impadronirono della città di San Miniato –

I giudici critici lodano la mia piacevolissima arte, la rapidità dell’ingegno, un certo splendore innato del verso, un ritmo facile – a tanto porta la benevolenza dell’animo – queste cose avevo da dirti o ospite.


 

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