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Monsignor Gennaro Bucchi, dottore, come teneva moltissimo a far sapere
Monsignor Gennaro Bucchi

Ricevuta Bucchi per cappella

La Guida del Bucchi è presente nella nostra Biblioteca Comunale in fotocopia. Un originale mi è capitato nelle mani in una bottega d’antiquario, a prezzi proibiti… Un libro introvabile, che è una delle basi di riferimento, da sempre, per tutti quelli che si sono occupati di Empoli e della sua storia. In particolare quella artistica. Era un tipo particolare il nostro dott. Gennaro Bucchi, di antica famiglia empolese. Ispettore onorario della Soprintendenza fiorentina, ebbe un ruolo di primo piano nella cultura della sua città. Quando morì, nel 1936, Vittorio Fabiani scrisse un commosso necrologio sulla Miscellanea Storica della Valdelsa (BUCCHI Mons. Gennaro (V. Fabiani), n. 128/129, pp. 65-69). Lo riportiamo integralmente. E’ un ritratto molto efficace della figura del religioso e dello studioso di cose d’arte. Da oggi, poter disporre di una copia on line del “Bucchi”, darà la possibilità agli studiosi e ai curiosi di cose empolesi, uno strumento di lavoro indispensabile.

Paolo Pianigiani

La guida del Bucchi completa


Dott. G. BUCCHI

GUIDA DI EMPOLI

ILLUSTRATA

FIRENZE

TIPOGRAFIA DOMENICANA

Via Ricasoli, 63

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1916


….

Il castello anticamente era tutto cinto di mura. Ignorasi quando fu fatto il primo cerchio delle mura. E probabilissimo che il paese sia stato cinto da mura poco dopo la sua fondazione nell’anno 1119. La piena d’Arno nel 1333 atterrò questo mura, che furono ricostruite nell’anno 1336 quasi a forma di ottagono, con due porte a le­vante e due porte a ponente.

Verso la fine del secolo XV lo mura vennero rifatte, e nel 1496 il canonico Giovanni Patani di Empoli dirigeva i lavori.

Francesco Ferrucci lo fortificava, perché potes­sero resistere all’assedio del 1530.

Le porte fino a quest’ultimi tempi furono quat­tro; cioè la porta all’Arno a tramontana; la porta Fiorentina a levante ; la porta Giudea o ai Cappuc­cini a mezzogiorno, e la porta Pisana a ponente. La porta Giudea si chiamò con questo nome, perché presso essa stavano gli  ebrei  in  via delle Conce e del Pesco. La porta all’Arno fu demolita nel 1827. Parimente nel 1827 fu demolita la porta ai Cappuccini. La porta Fiorentina fu atterrata nel 1839. Non rimane che la porta Pisana presso la piazza Garibaldi. V’è un bel progetto di re­stauro del Cav. Ezio Cerpi.

Le porte, fatto a guisa di torre, aveano dipinte l’arme del comune di Empoli e del popolo fio­rentino.

Sul lato esterno della porta Pisana sull’arco è incisa la data 1487. Sopra la data è lo stemma mediceo, scolpito a bassorilievo. Questa porta venne sostituita alle due antiche porte del Noce e di Santa Brigida.

Tre torri fortificavano le mura dalla parte di mezzogiorno. Ve ne era una, come v’è tuttora, presso l’ospedale. E la torre, detta comunemente, la torre del Galli, perchè si trova presso la casa, che fu di proprietà della famiglia Galli, ed oggi appartiene all’ospedale di San Giuseppe. Un’altra era presso il convento di Santo Stefano degli ago­stiniani, ove oggi è l’Istituto empolese. La terza era nell’orto dell’antico monastero delle Benedettine, ove ora è la piazza Ferruccio. Questa torre fu di­strutta nel 1814. Alle tre torri ne corrispondevano altre tre dalla parte dell’Arno, a tramontana. Una era nell’orto delle Domenicane, che hanno il re­gio Conservatorio della SS. Annunziata. Questa torre fu demolita nel 1785. Le altre due lungo queste stesse mura dovevano corrispondere, come abbiamo detto, a quelle della parte di mezzo­giorno.

Per conoscere bene la forma, e l’estensione dell’antico castello gioverà molto 1’osservare il castello di Empoli assediato dagli spagnuoli, dipinto dal Vasari in Palazzo Vecchio in Firenze nella sala di Clemente VII.

Lo studio di quella pittura ci farà vedere fra l’altro, come il paese si è ingrandito da tutti i lati. Sono state edificate nella seconda metà del secolo passato quasi tutte le case che sono fra le mura di tramontana e l’Arno. Il borgo dalla parte di ponente è accresciuto. Così dalla parte di le­vante si sono moltiplicate le case fuori delle antiche mura. Dalla parte di mezzogiorno poi basta osservare, che la via Roma e piazza della Sta­zione nella quale sorge il monumento di Umberto I del Chilleri di Prato, pochi anni or sono non erano che campi, orti e poche casupole.


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