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PRESENTAZIONE:

Venerdì 21 Ottobre 2022 alle 18:00

con

Laura Cingolani Gabriella Gilli Giulia Zorzi

modera

Barbara Anceschi

il verri edizioni

 

‘L’obiettivo era molto chiaro e preciso: fotografare l’inconscio. Da dove cominciare? Come fotografare un oggetto indefinito e invisibile? Come dare una rappresentazione visiva a qualcosa che non avevo capito cosa fosse?’
C’è sempre nella fotografia una occulta aspirazione al racconto, come se ogni scatto fosse l’interruzione di un narrato. Nel libro di Giacomo Devecchi la fotografia è usata come strumento di indagine su un tema essenziale che ci riguarda tutti da vicino, il tema dello spirito o dell’anima o della psiche, comunque lo si voglia chiamare. È proprio quel SUB sovrapposto alla copertina che allude e ci indica il subconscio. La fotografia è usata come punta di scalpello per stanare tracce minimali, o massimali oppure segni e allusioni dell’inconscio.

Un libro di fotografie che sono come innumerevoli incipit di racconti che ci coinvolgono in un labirinto di intuizioni e di interrogativi. Storie da dipanare con attenzione o da lasciare agire dentro l’inaspettata acquisizione di un nuovo tipo di configurazione.
SUB è un lavoro durato alcuni anni: comincia con una fase di indagine, di incontri- interviste in cui il fotografo si confronta con tanti diversi interlocutori intorno alla rappresentabilità dell’inconscio. Conversazioni che sono anche sessioni spontanee di scatto, ritratti che andranno a fare parte della sequenza del libro.

Poi ci sono i luoghi: interni, esterni, edifici, natura; elementi che l’autore riconosce nella realtà come se affiorassero dall’inconscio e dalla memoria, dopo che le parole delle interviste si sono depositate.
Infine c’è la costruzione di una sequenza, trattando le immagini come comunicazioni inconsce/pre- consce, quasi a inseguire una possibile drammaturgia onirica.

‘L’inconscio entra in ogni azione creativa: ogni fotografo utilizza il proprio inconscio nell’operazione fotografica; io l’ho messo al centro, l’ho fatto diventare l’oggetto stesso del lavoro e così ne ho fatto emergere la funzione e l’importanza nel processo creativo. Ho mostrato l’inconscio non nell’oggetto della rappresentazione ma nel processo della rappresentazione artistico/fotografica.’

Giacomo Devecchi, milanese, classe 1974, direttore della fotografia, fotografo e docente. Come Direttore della fotografia sperimenta l’esperienza dell’opera collettiva, del lavoro strutturato della troupe, del dialogo tra i reparti, dell’adrenalina del set; delle immagini al servizio della narrazione. Nella fotografia sperimenta il lavoro solitario, la libertà della ricerca, la dilatazione del tempo, l’identificazione totale con la propria opera. C’è poi un terzo ambito che è l’insegnamento: il continuo scambio dialogico con gli studenti. Tre aree per certi versi lontane ma costantemente in osmosi intorno al perno centrale del linguaggio visivo.

Laura Cingolani, poeta e artista


Gabriella Gilli, docente universitaria, si occupa di psicologia dell’arte

Giulia Zorzi, curatrice, fondatrice di Micamera

 

Giacomo Devecchi

SUB

Fondazione Mudima

Via Tadino 26, Milano Orario: dal lunedì al venerdì ore 11-13, 15-19

Ingresso libero

Via Tadino 26

20124 Milano

02.29409633

info@mudima.net

www.mudima.net