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Martirio delle undicimila vergini

 

da: Leggenda Aurea

di Jacopo da Varagine, domenicano

(1228-1298)

Tradotta dal latino da Cecilia Lisi

Libreria Editrice Fiorentina

1990

 

 

C’era in Bretagna un re, molto pio, di nome Noto o Mauro che generò una figlia a cui mise il nome di Orsola: costei era in particolar modo onesta, saggia e bella e la sua fama volava ovunque.

Il re d’Inghilterra, sovrano molto potente, e che aveva sottomesso molti popoli al suo comando, si propose di unire in matrimonio il suo unico figlio e questa fanciulla di cui tutti vantavano i pregi dell’anima e del cor ed anche il giovane era acceso dal desiderio di spоsarla.

Furono allora inviati ambasciatori al padre d’Orsola quali gli offrirono ricchissimi doni ma aggiunsero terribili minacce se non avesse voluto acconsentire alla proposta del loro re.

Noto si trovò allora in una angosciosa alternativa perchè da una parte temeva l’ira di un sovrano più potente di lui, e dall’altra non avrebbe mai voluto dare in moglie Orsola a un infedele, cosa a cui la fanciulla stessa non avrebbe acconsentito.

Allora Orsola, ispirata dal Signore, persuase il padre a rispondere favorevolmente al re ponendo come condizione che le inviasse, per compagnia, dieci vergini, ognuna delle quali fosse seguita da una schiera di mille altre, e mille vergini per sè; chiese inoltre un periodo di tre anni per recarsi a Roma ad ottenere la consacrazione della propria verginità; in questi tre anni il promesso sposo avrebbe dovuto farsi istruire nella fede e ricevere il battesimo.

Si capisce che, imponendo tali condizioni, Orsola sperava di scoraggiare il giovane principe o, altrimenti, di avere il modo di consacrare a Dio le predette fanciulle.

Ma il giovane principe accettò volentieri tale condizione, si fece battezzare e insistè presso il padre perchè volesse accontentare ogni desiderio di Orsola.

Allora cominciarono ad affluire in Bretagna schiere di fanciulle e gli abitanti della regione rimanevano attoniti a tale spettacolo.

Anche molti vescovi vollero unirsi al pellegrinaggio delle undicimila vergini, fra cui Pantulo vescovo di Basilea, che le condusse a Roma e che insieme a loro sofferse il martirio.

Gerasina, regina della Sicilia, sorella del vescovo Matrisio e di Daria, madre di Orsola, si era sposata a un crudelissimo tiranno, ma aveva trasformato il marito da lupo in tenero agnello; costei avendo ricevuto dal padre d’Orsola una lettera in cui le veniva rivelato il segreto del viaggio della figlia, subito si imbarcò per la Bretagna con le quattro figlie Babilla, Giuliana, Vittoria, Aurea е il figlioletto Adriano che non volle separarsi dalle sorelle.

Per consiglio di questa santa donna le undicimila fanciulle furono divise in gruppi a seconda dei regni da cui provenivano. Gerasina stessa prese il comando del pellegrinaggio e coronò la propria opera col martirio.

Mentre Orsola attendeva alla conversione delle vergini la regina Gerasina istruiva i cavalieri di scorta e a tutti fece prestare il giuramento di un nuovo ordine di cavalleria.

Dopodichè la santa schiera s’imbarcò e in un sol giorno di viaggio, spinte da un vento favorevole, le navi giunsero in un porto della Gallia detto Tiel, quindi arrivarono a Colonia.

Qui un angelo del Signore apparve ad Orsola e le predisse che a Colonia sarebbe tornata con tutte le sue compagne e che vi avrebbe, insieme a quelle, ricėvuto la corona del martirio. Da Colonia le sante vergini, proseguendo verso Roma, arrivarono a Basilea; qui lasciarono le navi e a piedi continuarono il viaggio.

Non appena furono giunte a Roma papa Ciriaco andò loro incontro con tutto il clero: infatti, essendo egli stesso oriundo della Bretagna e sapendo che fra quelle fanciulle molte ve ne erano a lui congiunte da legami di parentela, si era rallegrato molto del loro arrivo e aveva preparato una onorevole accoglienza.

Nella notte seguente papa Ciriaco ebbe una visione e gli fu da Dio rivelato che avrebbe ricevuto il martirio insieme alla santa schiera delle vergini.

Il papa non rivelò ad alcuno questa profetica visione, ma si affrettò a battezzare quelle fanciulle che ancora non avevano ricevuto il battesimo e, quando stimò che ne fosse giunto il momento, rivelò a tutti il proposito di dimettersi e di rinunciare alla sua dignità; a tutto il clero e soprattutto ai cardinali parve una follia che un papa rinunciasse al suo glorioso compito per unirsi al pellegrinaggio di tenere fanciulle; ma Ciriaco tuttavia non desistette dal suo proposito e ordinò al suo posto un sant’uomo di nome Ameto.

Ma, poichè aveva abbandonato il seggio pontificale contro la volontà del clero, il suo nome fu tolto dalla lista dei pontefici e da allora il santo stuolo delle undicimila vergini perse ogni favore presso la curia romana.

Ora, due capi dell’esercito romano, Massimo e Africano, uomini empi e infedeli, vedendo tanta moltitudine di pellegrine e accorgendosi che gran parte della popolazione andava ad ingrossare le loro schiere presero a temere che questo fosse un mezzo efficace per la propagazione della fede; allora mandarono segretamente alcuni messi a Giulio, capo degli Unni e loro cognato, per incitarlo ad attendere a Colonia il ritorno delle vergini e massacrarle.

Frattanto le sante fanciulle avevano preso la via del ritorno in compagnia del papa Ciriaco, del cardinale Vincenzo e di Giacomo, vescovo di Antiochia, anch’egli oriundo dalla Bretagna.

Questi, che era venuto a Roma per vedere il papa, stava già per ripartire, quando essendo venuto a sapere della partenza delle vergini, decise di farsi loro compagno di viaggio e di martirio.

La medesima cosa fece il vescovo Maurizio, zio di Babilla e di Giuliana e Solario, vescovo di Lucca e Sulpizio vescovo di Ravenna.

Frattanto, il giovane fidanzato di Orsola, Etero, era divenuto re, per la morte del padre, nell’anno stesso in cui si era fatto cristiano ed aveva convertito anche la madre a Cristo.

Ed ecco che il Signore lo avvertì di andare incontro alla promessa sposa onde potesse essere a lei congiunto nel martirio.

Etero obbedì ai divini ammaestramenti e si mise in viaggio colla madre, con la piccola sorella Fiorentina e il vescovo Clemente.

Giunsero inoltre per unirsi al pellegrinaggio Marculo, vescovo della Grecia e la nipote Costanza figlia del re di Costantinopoli.

Costei era stata fidanzata al figlio di un re ma, essendole morto il fidanzato prima delle nozze, si era consacrata al Signore.

Quando dunque le dette vergini giunsero a Colonia in compagnia dei vescovi, trovarono la città assediata dagli unni; i barbari, non appena le videro, le assalirono e le massacrarono quasi lupi piombati fra mansueti agnelli.

Solo Orsola rimase viva e quando il principe degli unni la vide, colpito dalla sua meravigliosa bellezza, cercò di consolarla della morte delle compagne e le offrì di diventare sua moglie. Ma poiché la fanciulla respinse tale proposta, il principe vedendosi disprezzato, la trafisse con una freccia. In tal modo Orsola coronò la propria vita col martirio.

Ci fu una delle undicimila fanciulle, di nome Cordula, che dapprima, spaventata, si nascose in fondo a una nave e vi rimase per tutta la notte; ma la mattina dopo spontaneamente si offrì ai carnefici.

E poichè la Chiesa ometteva di celebrarne la festa non avendo sofferto il martirio con le altre, dopo qualche tempo apparve a un eremita e gli rivelò che la sua festa doveva essere celebrata il giorno seguente a quello in cui le undicimila vergini erano state martirizzate.

La tradizione vuole che questo martirio sia avvenuto nell’anno del Signore 238, ma la verosimiglianza delle date contraddice tale ipotesi. Infatti allora la Sicilia non era un regno e a Costantinopoli non vi erano re mentre i re dei suddetti paesi vengono rammentati fra coloro che subirono il martirio a Colonia.

È più verosimile che tale martirio abbia avuto luogo al tempo dell’invasione degli unni e dei goti, forse sotto l’imperatore Marciano che regnò nell’anno del Signore 452.

Un abate ottenne da una badessa di Colonia il corpo di una delle sante fanciulle, promettendo che l’avrebbe deposta in un’urna d’argento; invece per un anno intero la tenne sull’altare in una cassa di legno; ed ecco che una notte, mentre l’abate cantava il mattutino in mezzo ai frati, la vergine, con grande meraviglia di tutti, fu vista alzarsi dalla cassa, discendere dall’altare, inchinarsi devotamente ed andarsene.

L’abate allora si affrettò a recarsi a Colonia e insieme alla badessa si recò là donde il corpo della fanciulla era stato dissepolto. Ivi fu ritrovato e, per quanto l’abate pregasse e scongiurasse la badessa di restituirglielo, niente potè ottenere.

Un religioso aveva una particolare devozione per queste sante vergini; una volta si ammalò e gli apparve una bellissima fanciulla.

Poichè il religioso affermò di non cоnoscerla quella disse: « Io sono una delle vergini che spesso invochi: or sappi che se reciterai undicimila volte la preghiera domenicale noi ti proteggeremo nell’ora della morte ». Così detto disparve e il religioso si affrettò a seguire il consiglio.

Poi chiese l’estrema unzione: mentre l’abate del convento lo segnava col sacro olio il religioso cominciò a gridare che si allontanasse per far posto al corteo delle vergini. Interrogato dall’abate su tale comportamento il monaco raccontò quanto gli era accaduto: dopodichè i confratelli uscirono dalla cella lasciandolo solo; quando vi ritornarono trovarono che aveva già reso l’anima a Dio.

 


 

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