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Alessandro Conti

Il Maestro di S. Alessio in Bigiano

 

Estratto da Appunti Pistoiesi, Annali della Scuola Normale di Pisa.
Classe di Lettere e Filosofia Vol. 1, N° 1, 1971

 

Fra le principali presenze pittoriche a Pistoia alla fine del XIII secolo vanno anche ricordati due codici miniati: il graduale che da Sant’Alessio in Bigiano è stato portato nel Museo Diocesano (anticamente in Santo Stefano degli agostiniani)1 ed un corale del Museo Civico proveniente da San Francesco, ricordato dal Toesca2.

Il ‘Miniatore di Sant’Alessio in Bigiano’ mostra una cultura di formazione precimabuesca: bolognese del genere delle due Bibbie della Rossiana3 per quanto riguarda la miniatura e legata ad esperienze toscane per gli aspetti più strettamente pittorici; nelle Marie che si recano al Sepolcro [Tav. XVII] della miniatura a carta 138 si possono quasi riscontrare somiglianze tipologiche con la Madonna della « Crocifissione » di San Domenico, assonanze ben spiegabili se si considera che il prototipo di questa figura è Coppo di Marcovaldo.

 

E nelle figurazioni migliori il Miniatore di Sant’Alessio in Bigiano’ si mostra un degno continuatore dello spirito grottesco dell’«Inferno» nei mosaici del battistero fiorentino : si vedano l’angelo che scende con un sudario verso un San Lorenzo che i manigoldi trattengono sulla gratella con certi forchettoni [Tav. XIX], o la tanaglia furiosa dei due angeli che portano in cielo l’Assunta di una « Madonna della cintola » [Tav. XVIII]

con in basso un San Tommaso racchiuso fra accenni di vegetazione che sembrano le fauci di una pianta carnivora, oppure le stesse «Marie al Sepolcro» e la grande R che le accompagna: tutte cose ben diverse dalle complicate sguerguenze di cui si servono gli angeli della «Crocifissione» di San Domenico per far palese allo spettatore il loro disperato dolore, con una divergenza di qualità e di intenzioni che, anche pensando ad un miniatore che si trovi a disagio nel formato di un affresco, esclude ogni identità di bottega.

Anche senza voler proporre una stessa mano o bottega, la capitale P con cui inizia il testo di una «Summa super primum sententiarum» di San Bonaventura della Biblioteca Nazionale di Firenze, sottoscritta nel 1285, offre un buon termine di orientamento cronologico per datare le capitali di questo graduale di Sant’Alessio in Bigiano4, al cui miniatore si possono attribuire anche alcune capitali figurate ritagliate da codici, due descritte dal Toesca nella collezione Hoepli di Milano, altre due appartenute allo stesso collezionista verso il 1926, ed una B di «Beatus vir» (con Cristo e Davide arpista) del Wallraf-Richartz Museum di Colonia5.

   

Attorno al corale del museo civico [Tavv. XX-XXIV] si possono riunire varie miniature uscite da una stessa bottega negli ultimi decenni dei XIII secolo, anzi le forme larghe di certe figure del libro pistoiese fanno quasi pensare al tentativo di avvicinarsi alle forme massicce di Giotto da parte di un pittore di formazione duecentesca; formazione che dovrebbe essere avvenuta su miniature bolognesi del genere della «Bibbia Bentivoglio» già nella collezione Thompson, l’esemplare al quale più si avvicina questo pittore che ritroviamo nei corali di Santa Maria Novella, in altri del Museo di Arte Sacra di Grosseto e, al livello di bottega, nella A con un « Giudizio finale » della Pierpont Morgan Library di New York, finora data a scuola veneta6.

Tutto un materiale utile a delineare, credo per la prima volta, la bottega di uno dei miniatori che lavoravano a Firenze alla fine del Duecento, in anni in cui la città toscana, pur non raggiungendo l’importanza di Bologna come capitale della produzione libraria, era pur sempre un centro culturalmente molto vivo, e tale da giustificare la presenza di buone botteghe di miniatori ed illustratori di codici, e dalla quale sarà da aspettarsi anche un livello migliore di quello di questo miniatore di formazione bolognese incontrato nel museo civico di Pistoia.

 

ALESSANDRO CONTI

 

Note

1 Per la sua collocazione rimando alla descrizione che ne ho fatto nel catalogo del Museo Diocesano di Pistoia curato da Marco Chiarini (Firenze, 1968, 21); come si noterà dal testo, adesso sono meno propenso a metterlo in rapporto con esperienze strettamente pistoiesi. Il graduale, attualmente rilegato in due volumi, fu portato nella chiesa di Sant’Alessio in Bigiano alla soppressione di Santo Stefano degli agostiniani di Pistoia al tempo di Pietro Leopoldo e si presenta molto manomesso nel corso del XVIII secolo.

2 O. c., 1066-67, ricordandolo giustamente fra i «manoscritti con miniature affini alle due prime fasi della miniatura bolognese» dai quali si può dedurre la sua influenza nell’Italia centrale.

Museo Civico di Pistoia, inventario degli oggetti d’arte del comune, nr. 231; da San Francesco, corale, mm. 470×321. Miniature figurate a carte 2v: A («Aspiciens a longe») col «Giudizio finale» [tav. XXII]; 43 v: C decorata con girati che escono dalla tromba di un suonatore [tav. XXIVj; 61 r: S («Stephanus autem plenus») con la «Lapidazione di Santo Stefano» [tav. XXj; 67v: V («Valde honorandus est») con «Apostolo» [tav. XXIII]; 74 r: C («Centum quadraginta quattuor milia») con la «Strage degli Innocenti» [tav. XXI]. Inoltre vi sono capitali decorate con girari ed altri motivi vegetali a ce. 15 r, 23 v, 108 v 133 r, 142 v, 151 r, 160 v, 172 r, 182 v, 195 r, 207 r.

3 Ora nella Biblioteca Vaticana, per riproduzioni cf.: A. Venturi, o. c., III, 1903, 458; H. Tietze, Beschreibendes verzeichnis der illuminierte handschriften in Oesterreich, V, Die illuminierte handschriften der Rossiana in Wien Lainz, Leipzig 1911, nr. 95 e nr. 103 (con collazione delle miniature).

4 Firenze, Biblioteca Nazionale, Conventi soppressi, C. 6.209, da Santa Croce, descritto dal Bandirli nel catalogo della Laurenziana, trattandosi di uno dei codici che, restituiti da Pietro Leopoldo ai religiosi di Santa Croce, furono poi nuovamente incamerati nelle soppressioni napoleoniche, cf. IV, 1777, col. 727.

Per analogie che permettono di inserire il ‘Miniatore di Sant’Alessio in Bigiano’ nell’area culturale di Firenze si confronti la sua «Ascensione» a carta 157 r con la foto Brogi 24789 che riproduce l’analogo soggetto di uno dei noti corali provenienti dal monastero di Ripoli ora nel Museo di San Marco a Firenze.

5 Le miniature ritagliate che mi sembrano da potersi attribuire al Miniatore di Sant’Alessio in Bigiano’ sono:

L’ «Annunciazione» entro una M e la «Presentazione al Tempio» entro una A pubblicate dal Toesca (Monumenti e studi per la storia della miniatura italiana – La collezione di Ulrico Hoepli, Milano 1930, 21 e 23, nrr. XI e XIV) attribuendole all’Italia settentrionale; sono tanto simili alle miniature del graduale di Pistoia da non escludere che ne siano state ritagliate nel corso delle manomissioni che ha subito.

«Cristo con gli Apostoli» entro una C e «San Martino ed il povero» entro una H che mi sono note per due riproduzioni stampate nella fototeca del Kunsthistorisches Institut di Firenze (nr. 116947) dove è annotata la loro presenza presso l’Hoepli nel 1926. La C con «Cristo e gli Apostoli» si presta a riscontri molto precisi con la «Pentecoste» a c. 162 r. del graduale di Pistoia; il «San Martino» mi sembra sempre attribuibile a questo maestro, nonostante che le sue analogie siano soprattutto nella decorazione della lettera, vedendovi, eventualmente, una sua opera più tarda.

La B, certamente di un «Beate vir» ha il numero di inventario 182 nel Wallraf Richartz Museum di Colonia.

 6 Sulle miniature raggruppabili attorno al miniatore del corale del Museo Civico di Pistoia cf.: S. Orlandi, I libri corali di Santa Marta Novella con miniature dei secoli XIII e XIV, Memorie domenicane 1965-66 198 (in estratto, Firenze, 1966, 24): autore dei mini numerati 17-21 del corale E e di tutti quelli del corale F esclusi 5 e 6 (sempre della numerazione data dall’Orlandi); si mette in rapporto questo miniatore con la «Bibbia Bentivoglio» (cf. G. Castelfranco, Bologna, luglio 1935, 14).

I corali ora nel Museo di Arte Sacra di Grosseto sono ricordati dal Toesca 1927, n. 15 1135. Per la riproduzione di una delle miniature si veda: A. Mazzolai, La Maremma…, Grosseto, 1967, tav. LV.

La capitale della Pierpont Morgan Library di New York (cf. M. Harrsen-G. K. Boyce, Italian Manuscripts in the Pierpont Morgan Library, New York 1953, nr, 15, 10), richiama anche ad altri equivoci che il bizantinismo di certe figurazioni ha fatto commettere fra Venezia e l’Italia centrale: vien fatto di ricordare, principalmente, le tavolette con « Storie di Cristo » attribuite dal Longhi a Cimabue (1948, 16-17), ed il dittico ora nel museo di Richmond che riproduce quella che doveva essere la loro disposizione originale (cf.: European Art in the Virginia Museum of Fine Aris A Calalogue, Richmond, 1966, 10).

La possibilità che questo dittico fosse un’opera dell’Italia centrale (forse umbra) appare evi dente soprattutto nella fotografia anteriore alle più recenti e vaste integrazioni pittoriche, la stessa pubblicata in formato più che ridotto, dal Garrison, o. e, 1949, nr. 246.

 


 

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